Lo Hobbit – La desolazione di Smaug

Categorie: Film, Recensione

Pubblicato il 28-12-2013 alle 19:34

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The Hobbit: The Desolation of Smaug (USA | Nuova Zelanda, 2013, 161min)
Regia: Peter Jackson
Cast: Martin Freeman (Bilbo Baggins), Richard Armitage (Thorin Scudodiquercia), Ian McKellen (Gandalf il Grigio), Orlando Bloom (Legolas), Evangeline Lilly (Tauriel), Luke Evans (Bard), Cate Blanchett (Galadriel).
Genere: Avventura | Fantasy | E’ il Signore degli Anelli, ma non è il signore degli Anelli (sentita in un pub questa)
Recensione a cura di Crisididentita, prendetevi il vostro tempo per leggerla!

Riassunto dell’episodio precedente:
Bilbo Baggins, un avventuroso hobbit della Contea, viene assoldato da Magneto alias Gandalf il Grigio, per aiutare con le sue abilità di ladro un gruppo di barbuti nani casinisti capitanati dal tenebroso Thorin Scudodiquercia (per gli amici Gran Torino) a riconquistare il loro regno arroccato nella montagna, Erebor, caduto nelle grinfie del drago Smaug, che si è cuccato tutto l’oro.
Dopo aver combattuto per un tot di tempo con un esercito di orchi puzzolenti per non si sa bene quale motivo, dibattuto con i piani alti della cupola elfica composta da Elrond e sua madre Galadriel occhi da pazza, e dopo che Bilbo ha sottratto l’Unico anello a Gollum grazie a degli indovinelli da quattro soldi, vediamo l’allegra comitiva proseguire nel proprio viaggio.
Trama contiene spoiler! (troverete la scritta fine spoiler alla fine)
Il film inizia con un bel primo piano autocelbrativo di Peter Jackson, nel suo cameo di un viandante per le vie di Brea. Via il dente via il dolore, ora ci si può concentrare sulla storia.
In un flash back indietro di un anno vediamo, alla famigerata locanda del Puledro Impennato di Brea, il nano Gran Torino che viene abbordato da Magneto il quale lo convince a ricomporre la vecchia squadra per rapinare il casinò di Terry Benedict… Ah no, scusate. Insomma, Gandalf lo convince con un’offerta che non può rifiutare: ha un ladro scassinatore provetto che potrà rubare l’Arkengemma da sotto una montagna di monete d’oro su cui, da tempi immemori, dorme il drago Smaug, così che lui possa riconquistare il trono di Erebor e riprendersi tutte le sue ricchezze.
Tornando al tempo attuale, i nani, Bilbo e Gandalf si imbattono in un tizio troppo cresciuto che si trasforma in orso mannaro e cerca dapprima di ucciderli, poi, tornato umanoide, gli presta la sua mandria di pony per scappare dagli orchi che ancora li stanno inseguendo.
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Arrivati all’ingresso del Bosco Atro, dove vivono gli elfi silvani, Magneto ha una visione mistica di Occhi da pazza e decide di levare le tende per andare dall’altra parte della Terra di Mezzo a fare dio solo sa cosa. Dopo aver dato loro appuntamento alle pendici della Montagna Solitaria e avergli raccomandato di non abbandonare assolutamente il sentiero, galoppa via verso l’infinito e oltre.
Naturalmente i Gran Torino thirteen e Bilbo si perdono in preda alle allucinazioni e vengono trasformati in involtini primavera dalla simpatica famigliola di malefici ragni giganti che ha infestato il Bosco Atro. Una guarnigione di atletici elfi, guidata dal caro buon vecchio Legolas insieme alla bella e cazzutissima Tauriel, uccide i ragni che ancora non erano stati infilzati dalla spada Pungolo di Bilbo, reso invisibile dall’anello; dopo di che Legolas conduce i nani al castello del padre Thranduil, il personaggio più inconcepibilmente odioso della saga.
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Thranduil (non ho letto il Silmarillion, ma all’idea di ricordarmi un elenco infinito di nomi elfici mi sento male!) propone a Gran Torino di aiutarli a riprendersi il regno in cambio di una sbadilata di diamanti grossi come meloni, ma il nano rifiuta animatamente, col risultato che vengono tutti imprigionati in celle singole con vista panoramica.
Durante la notte, Tauriel si mette a chiacchierare di stelle, destino e promesse col nano Kìli, che è il belloccio della situazione, mentre Legolas dall’alto li spia attraverso le sue orribili lenti a contatto azzurre prese in prestito dalla saga di Twilight, e rosica di brutto, ignorando che il padre ha già dissuaso la bella elfa silvana (non di nome ma di fatto) dal fare propositi di amore eterno con lui.
Nel frattempo Bilbo ruba le chiavi delle celle in cui sono rinchiusi i nani e li libera, facendoli fuggire all’interno di barili attraverso il Jungle Rapid, finendo in mezzo ad un fuoco incrociato di frecce elfiche e orchi che vogliono ammazzare tutti.
THE HOBBIT: THE DESOLATION OF SMAUG
Kìli viene ferito da una freccia avvelenata, facendo così imbufalire di brutto Tauriel, ma riuscendo a scappare insieme agli altri nani nei barili, senza scorte e senza alcuna arma con cui potersi difendere da chicchessia.
Ed ecco che vengono ripescati dal cattivo dell’ultimo Fast & Furious, qui nei panni di Bard, un avvenente contrabbandiere vedovo con tre figli che vive a Pontelagolungo (o Pontelagoscuro per i ferraresi n.d.r), un villaggio ai piedi di Erebor, dove governa un tizio assurdo, zozzo e grassone che somiglia tanto a Jeremy Clarkson.
Qui i nani vengono prima ospitati da Bard, il quale però non è molto d’accordo con la loro brillante idea fregare il drago, temendo ripercussioni sul villaggio in seguito ad una profezia, perciò gli fornisce delle armi da quattro soldi fatte di carta pesta, ripetendo il mantra “Sciagura a voi, sciagura a voi!
I nani si ingrifano e si rivolgono al governatore promettendogli ricchezze in cambio di armi e finalmente, insieme a Bilbo, si dirigono alla montagna dentro il quale Smaug dorme beato in mezzo a dune d’oro e preziosi. Lasciano a casa di Bard il povero Kìli sempre più avvelenato, insieme a Fìli, Oin e Bofur che cercano di curarlo, e quando vengono attaccati di nuovo dagli incomprensibili orchi puzzolenti che ancora non ho capito che diamine vogliono, vengono salvati da Tauriel e Legolas occhidicyborg. L’elfa usa il pastone del maiale per curare Kìli dal veleno, recitando una formula in elfico antico, che tradotta suona più o meno così: “Mannagg’acchitt’èmmuortestramuort! Esci da questo corpo informe, oh tu!“, illuminandosi come la Madonna di Fatima.
Il tempo sta per scadere, bisogna raggiungere la porta di pietra illuminata dall’ultimo sole del Dì di Durin, unico momento in cui può essere aperta.
Bilbo, scelgo te!“, Gran Torino richiama la sfera pokè e spiega all’hobbit che deve rubare l’Arkengemma da sotto il culo di Smaug, senza svegliarlo naturalmente, sennò che gusto c’è?!
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Chiaro come il sole, con quei piedoni di gomma troppo cresciuti, Bilbo fa franare una delle dune di monete e gioielli, svegliando l’adorabile bestiola, che è senza dubbio il più figo di tutta la storia, e si mettono a giocare a nascondino, facendo tremare la montagna e il villaggio.
Da qui in poi il sonno è calato pesantemente su di me. Posso solo dirvi che i nani tendono un’imboscata a Smaug, col solo risultato di farlo incazzare ancora di più e ricoprirlo letteralmente d’oro prima che esca in volo all’aria aperta al grido di “Burn them all!!!”. Scopriamo quindi che Khaleesi aveva ragione, il fuoco non può bruciare un drago, tutto il contrario.
Vi state per caso chiedendo che fine ha fatto Gandalf? Ha vagato come un’anima in pena per mari e monti per poi essere catturato da altri orchi puzzolenti durante la sua ricerca del Nazgul Negromante ed essersi calato un acido mentre guardava il video dei White Stripes.
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Momento tenerezza: Legolas, più antipatico e serio che nel Signore degli Anelli, denigra il nano Gloim che sta guardando un ritratto tascabile di moglie e figlio, il suo adorato Gimli.
———— FINE SPOILER e TRAMA ————-
Non ho letto il libro e non posso fare paragoni, ma mi è piaciuto, buona la fotografia, buoni gli effetti visivi, la musica è sempre la solita familiare, ottimo cast. Alcune scene erano palesemente per il 3D e in una ammetto di aver ringraziato di non averlo visto in quel modo perché sarei saltata sulla poltrona, perciò per gli amanti del genere ci saranno bei momenti. Le note negative sono a mio parere la durata eccessiva e il trucco, o almeno una parte. Piedoni e orecchie a punta palesemente posticci! Potrei sbagliarmi, ma non mi sembravano così mal fatti nella trilogia dell’Anello. Per non parlare delle lenti a contatto azzurre di Legolas che avevano la pupilla fissa e lo facevano sembrare un cyborg.

Voto IMDB: 8,3 con voti
Voto di Crisididentita: 7,5 (Smaug è un grande, e un po’ di attori fighi hanno aiutato durante la visione)
Voto di Snake Plissken: 7,5 (meglio del primo, meno soporifero)
Voto di Axel Foley: 7,5 (almeno non è da ponsa)
 

Informazioni su Crisididentita

"Per entrarmi nel cuore e non farmi rimpiangere i soldi del biglietto, un film deve farmi almeno un po' piangere, o ridere, o piangere dal ridere." E-mail di contatto crisididentita@finalciak.com


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