Titolo originale: Low Winter Sun
Regia: Ernest R. Dickerson (ep.1-2), Andrew Bernstein (ep.3), Rosemary Rodriguez (ep. 4), Sam Miller (ep.5-10), Stefan Schwartz (ep.6), Catherine Hardwicke (ep.7), Adam Davidson (ep.8), Anthony Hemingway (ep.9)
Cast: Mark Strong, Lennie James, James Ransone, Sprague Grayden, Athena Karkanis, Ruben Santiago-Hudson, David Costabile
Ideata da: Chris Mundy
Genere: Crimine, Drammatico
Stagioni: 1 (10)
I detective Frank Agnew e Joe Geddes uccidono il partner di quest’ultimo, Brendan McCann, estremamente corrotto, e ne inscenano il suicidio.
L’indagine sulla morte di McCann viene affidata a Frank, che da quel momento dovrà fare i conti anche con gli Affari Interni: il detective Simon Boyd stava già indagando su McCann, e con la sua morte, sposta l’attenzione su Joe e sul distretto.
Nel frattempo, lo spacciatore Damon, in affari con McCann, morto quest’ultimo, decide di mettersi in proprio, espandendo il business anche nella prostituzione, scavalcando però Alexander Skelos, il boss locale.
Questa è quanto si evince dalla prima puntata, che mi ha incuriosito parecchio. Alla fine della terza puntata sono corsa a scrivere la recensione, perchè la vicenda mi ha totalmente catturato.
Il ritmo della narrazione è serrato, senza tempi morti e la durata degli episodi sembra sempre troppo poca.
Si entra subito in empatia con Frank, e si sente il fiato degli Affari Interni sul collo, la paura che spuntino dei testimoni o che i colleghi intuiscano i reali colpevoli dell’omicidio.
Soprattutto c’è la curiosità di sapere perchè Frank e Joe abbiano compiuto un tale gesto.
La prima puntata inizia con loro due che affogano McCann, senza alcuna spiegazione, dicendo solo che “Era la cosa giusta da fare”.
Attraverso numerosi flashback, veniamo a poco a poco a conoscenza del passato sia di Frank che di Joe, ed i loro rapporti con McCann ed i criminali della zona.
L’ambientazione è particolare: non le solite New York, Las Vegas o Los Angeles, bensì i quartieri malfamati di Detroit.
La fotografia è intenzionalmente scura, sia negli interni che negli esterni, a sottolineare forse lo squallore delle menzogne e della corruzione; inoltre l’azione si svolge in luoghi non certo lindi e pinti.
La serie è basata sull’omonima miniserie inglese in due puntate, in cui lo stesso Mark Strong interpreta il protagonista.
Da sinistra: Sprague Grayden, James Ransone, Lennie James, Athena Karkanis, Mark Strong, Ruben Santiago-Hudson, David Costabile
I personaggi sono ben definiti e caratterizzati, ognuno con la sua storia alle spalle.
Frank Agnew (Mark Strong) è il personaggio principale; detective della omicidi, viene incaricato di indagare sulla morte del collega Brendan McCann. Dalle puntate che ho visto, a parte l’omicidio di McCann, sembra essere un onesto poliziotto.
Joe Geddes (Lennie James) è anche lui un detective della omicidi; partner di McCann, sembra coinvolto negli affari loschi del collega.
Charles Dawson (Ruben Santiago-Hudson) è il capitano del distretto; il caso vuole che l’attore abbia interpretato anche un altro capitano di polizia, Roy Montgomery, nelle prime tre stagioni della serie “Castle – Detective tra le righe” (leggi la recensione).
Dani Kahlil (Athena Karkanis) è una detective collega di Frank, Joe e McCann.
Simon Boyd (David Costabile) è il detective degli Affari Interni che starà perennemente tra i piedi di Frank. E’ determinato a scoprire chi ha ucciso McCann, mandando a monte le sue indagini sulla corruzione nel distretto.
Damon Callis (James Ransone) è un piccolo criminale, fidanzato con Maya (Sprague Grayden), ed usa il loro bar come punto di ritrovo per organizzare traffici illeciti.
Dalla partenza sembra una buona serie, alle prime 3 puntate il voto è 8.
CONSIDERAZIONI A FINE SERIE: Esiste una legge di Murphy che dice “Se ti piace qualcosa e la descrvi con enfasi agli altri, subito dopo farà cagare”?
Se non c’è, la istituisco da adesso, perchè per “Low winter sun” si è rivelata vera. Dopo aver scritto, entusiasta dei primi tre episodi, una recensione assai positiva sul telefilm, questo è peggiorato tremendamente.
La trama comincia ad essere troppo articolata e discontinua, inoltre mancano i collegamenti tra un episodio e l’altro e si cominciano a vedere un pò di buchi della sceneggiatura.
Il ritmo rallenta in maniera assurda ed in alcuni punti la storia è tirata troppo per le lunghe.
Sicuramente la miniserie originale, della durata complessiva di tre ore circa, è più concisa e non si perde il filo, come nella serie americana. Purtroppo è difficile reperirla qui in Italia, perchè mi sarebbe piaciuto fare un confronto.
Insomma, quando ho letto le critiche americane che la descrivevano come il flop del 2013, non ero d’accordo, ma a serie conclusa, non posso fare altro che dargli ragione.
Voto di IMDb: 7,0 con 3.018 voti
Voto di Lisbeth Kelevra: 8 (alle prime tre puntate)
Voto di Lisbeth Kelevra alla serie complessiva: 6 scarso
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