La vie d’Adèle (Francia, Belgio, Spagna | 2013 | 179 min.)
Regista: Abdellatif Kechiche
Sceneggiatura: Abdellatif Kechiche, Ghalia Lacroix, Julie Maroh
Interpreti: Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos
Genere: Drammatico, Romantico
Ha vinto la Palma d’Oro 2013, ma questo non significa nulla considerando che l’ha vinta anche The Tree of Life un paio d’anni fa.
Ha creato scalpore, ma questo è uno dei miracoli del marketing.
Quindi che cosa c’è dietro La Vita di Adele?
Trama:
Adele è una ragazza imbranata all’ultimo anno di liceo chiamata a scoprire la propria omosessualità, a fare i conti con la vita di tutti i giorni e a districarsi tra questi due aspetti, la rivelazione avviene spontaneamente e in modo del tutto naturale quando incontra Emma, ragazza dai capelli blu, spirito libero, sorriso irriverente e spigliata.
Gli anni passano, le due ragazze formano ora una coppia stabile, una convivenza costellata di piccole difficoltà dettate da differenze caratteriali, di estrazione sociale e, in generale, di visione della vita, ma va tutto bene finchè…
Come ripeto spesso non è mio costume rivelare completamente la trama di un film, men che meno il finale, diciamo che questo è il brogliaccio.
Realizzazione:
Essendo “naturalezza” la parola chiave del film il regista ci presenta una sorta di reality, senza colonna sonora, telecamera mossa, primissimi piani, rumori di fondo.
Questo dona al film una forte fisicità, personalmente ho molto apprezzato questo aspetto anche se alla lunga può appesantire e rallentare il ritmo.
Le due attrici si sono meritate il premio “virtuale” (poiché la Palma d’Oro va al regista ed al film non agli interpreti nonostante tutto quel che se ne dica), ottima l’interpretazione all’insegna del realismo e della materialità.
In sostanza sembra di essere lì, all’interno della narrazione senza il filtro dello schermo: “Bello nelle intenzioni”.
Cosa ne pensa Noa:
Adele vive in un mondo di nasi colanti, un universo in cui i fazzoletti sono oggetti ancora da venire. Sì ok è la naturalezza, ok è la realtà.
Adele vive in un mondo dove i genitori non esistono, se non per preparare i pasti. Si vedono due volte (una volta quelli di Emma una volta quelli di Adele) e scompaiono. Hanno scoperto dell’omosessualità della figlia? Gliene importa qualcosa? Non ci è dato saperlo e Adele non se ne cura.
Le scene di sesso si sono prese una parte eccessiva del girato, e devo dire che non le ho trovate molto significative ai fini della trama né artistiche. Insomma poteva tagliare qualche minuto.
La cinepresa sembra voler entrare nella bocca della Exarchopoulos (e in certi casi ho l’impressione che potrebbe riuscirci).
Nel complesso è un film tiepido, valido unicamente come film di formazione. Bella l’intenzione di raccontare “l’amore di Adele” ed il suo evolversi più che la vita di lei, ma è piuttosto lento, ci si dilunga su aspetti che dovrebbero forse dare più spessore alla storia ma che in effetti ottengono l’unico risultato di appesantire e fuorviare l’attenzione.
Un esempio su tutti: la scena in cui Adele che svolge il suo lavoro di insegnante, credo si volesse porre l’attenzione su quale sia l’approccio al proprio lavoro e ai bambini, se ne è soddisfatta e il suo stato d’animo, ma si dilunga talmente tanto che alla fine ne ho approfittato per rispolverare il mio francese e ora scrivo correttamente “Dans la cuisine la maman épluche l’oignon”.
Per me è 6
Voto IMDb: 7,9 /10
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