The Hurt Locker

Categorie: Film, Recensione

Pubblicato il 08-07-2011 alle 15:29

Regia: Kathryn Bigelow
Sceneggiatura: Mark Boal
Interpreti: Jeremy Renner, Anthony Mackie, Brian Geraghty, Guy Pearce, Ralph Fiennes, David Morse, Evangeline Lilly
USA (2008), Drammatico / Thriller / Guerra, 131 min

Trama: Iraq, seconda guerra del Golfo. Un’unità speciale dell’esercito americano, la squadra “BRAVO COMPANY”, ha il compito più pericoloso del mondo: disarmare bombe nel mezzo dell’azione. Quando il nuovo sergente, William James (Jeremy Renner), assume il comando dell’unità speciale, sorprende i due soldati, Sanborn ed Eldridge (Anthony Mackie e Brian Geraghty), lanciandosi inesorabilmente in un gioco mortale di guerriglia urbana, tra la follia e l’insubordinazione. James sembra essere indifferente alla morte, ma risulta essere il miglior artificiere dell’esercito. Mentre i soldati lottano per controllare la follia del loro nuovo capo, in città esplode il caos e ogni singolo individuo è un potenziale “Kamikaze”.

Impressioni: The Hurt Locker non è una critica contro i soldati americani, non svela chissà quali retroscena sulle presunte armi di distruzioni di massa e non denuncia chissà quale porcata della CIA; The Hurt Locker è un film che associa la guerra alla tossicodipendenza. Così come in Strange Days il ricordo e le sensazioni che si provano danno assuefazione, così è la guerra.
La guerra è una droga e chi ci entra rimarrà per sempre segnato nella vita e nell’anima. In questo modo lo sminatore James (un ottimo Jeremy Renner) riesce a risolvere ogni situazione delicata e pericolosa con freddezza inumana, perchè è sicuro di se e, forse, del suo destino che risulta già segnato.

Il periodo di rotazione dei soldati della Bravo Company, scandito durante il film da un conto alla rovescia che sembra interminabile, è il chiodo fisso degli altri due soldati della squadra: il ritorno a casa, il ritorno alla pace. Ma a casa non c’è posto per chi ha vissuto gli orrori della guerra, per chi ha ucciso e chi ha visto uccidere i proprio compagni. E così chi ha passato tanto tempo sul campo di battaglia, ormai non può più farne a meno.

Il sergente James, come il soldato Joker in Full Metal Jacket alla fine del film, non ha più paura e accetta la guerra per quello che è, con distacco e freddezza. In realtà James vuole fuggire da ciò che invece può porre fine a tutto questo: il ritorno a casa dalla sua famiglia e alla sua vita normale.
Avendo ormai capito che sminare è ciò che più ama al mondo, il sergente James può continuare il suo lavoro, non perchè è suo dovere o perchè deve liberare un popolo oppresso (non è mai importato); in guerra è il miglior artificiere dell’esercito mentre a casa è ormai un uomo alienato, una persona qualunque (così come John Rambo in First Blood non riesce a integrarsi ma riesce solo a sopravvivere in ambienti dove ha combattuto).

Conclusioni: The Hurt Locker è un film che merita tutti gli oscar che ha vinto. Un viaggio interno nell’anima dei soldati duramente segnata dagli orrori della guerra. Con simili traumi, si reagisce in due modi: pregando per tornare a casa o pregare per non tornarci mai più. Kathryn Bigelow descrive magistralmente entrambe queste reazioni emotive in un film da vedere assolutamente.

Voto di IMDB: 7,9
Voto di Doc Brown: 8

 

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