Il 4 Dicembre 1949, nella “Città degli Angeli”, Los Angeles, nasceva il sig. Jeff Bridges. E quale miglior modo di omaggiarlo, se non quello di una bella recensione sulla sua straordinaria interpretazione nel film dei fratelli Coen. Dopo aver introdotto Bridges e i Coen, aggiungo solo Goodman, Turturro, Buscemi e Seymour Hoffmann: con questi grandi e poliedrici nomi, lo spettacolo è garantito!
The big Lebowski (1998, USA, 117 min)
Regia: Joel Coen
Interpreti: Jeff Bridges, John Goodman, Steve Buscemi, Philip Seymour Hoffman, Julianne Moore
Scritto da: Ethan Coen, Joel Coen
Genere: Commedia grottesca
“Il grande Lebowski” narra la storia di un eroe contemporaneo e di un tremendo malinteso causato da un’omonimia: Jeffrey Lebowski è, si, il nome del nostro protagonista scansafatiche, perennemente al bowling (Jeff Bridges), ma anche quello di un miliardario (David Huddleston). La moglie-trofeo del magnate, Bunny (Tara Reid), non contenta dell’ampio mensile che il marito le passa, va in giro a fare debiti a destra e sinista.
L’equivoco nasce quando i riscossori di tali debiti si rivolgono allo spiantato Drugo (così il protagonista usa farsi chiamare), costringendolo a rivolgersi al suo omonimo per la restituzione di un tappeto “che dava tono all’ambiente”.
La trama si infittisce quando Bunny viene rapita, ed il signor Lebowsky incarica Drugo di consegnare il riscatto, per verificare se i due bulli che lo hanno aggredito sono anche gli autori del rapimento.
Drugo, nelle sue peripezie, è scortato dai compagni del bowling Walter (John Goodman) e Donny (Steve Buscemi), e da Maude Lebowski (Julianne Moore), figlia del miliardario.
Questo film è una pietra miliare, che si preannuncia assurdo sin dalla scena iniziale, in cui Drugo viene mostrato al supermercato, in vestaglia, mentre stacca un assegno di 69 centesimi per il latte: ditemi voi chi si aggirerebbe in vestaglia fuori di casa e soprattutto farebbe un assegno di 69 cent per il latte del White Russian (dubito che Drugo sia un fan del latte liscio)?
La trama prende spunto dal romanzo poliziesco “Il grande sonno” di Raymond Chandler; ma “lasciate ogni speranza o voi ch’entrate” nell’universo dei fratelli Coen: il rapimento passa in secondo piano, mentre vengono messe in risalto le situazioni tragicomiche che coivolgono Drugo ed un ventagio di bizzarri personaggi secondari.
Non è tanto la storia a dare peso al film, quanto i personaggi stessi, tutti ben caratterizzati ed altrettanto ben interpretati.
Un grandioso Jeff Bridges incarna Jeffrey “Drugo” Lebowski, trasandato, fancazzista, disoccupato, che va avanti a bowling, marijuana e White Russian (ha capito tutto della vita! Massima stima per il Dude’s Lifestyle!).
E’ pacifista e grande fan dei Creedence Clearwater Revival. Nonostante tutto, tiene molto all’amicizia di Walter e Donny. Tutto ciò che gli capita sembra scivolargli addosso, prende la vita come viene, proprio come dice nel film “Drugo sa aspettare”.
John Goodman è al suo meglio nella parte di Walter, isterico reduce del Vietnam, fatto che non manca mai di sottolineare, infilandolo in ogni discorso possibile ed immaginabile. Si è convertito all’ebraismo e rispetta lo Shabbat. Un personaggio decisamente sopra le righe, ma che regala delle perle fantastiche, come “Questo non è il Vietnam, è il bowling, ci sono delle regole!”.
Come non notare poi l’ingenuo Donny (Buscemi), che nonostante non presti mai attenzione ai discorsi, ci si intrufola lo stesso, e viene prontamente zittito da Walter con frasi del tipo “Chiudi quella fogna, Donny!”, oppure “Sta zitto e vaffanculo!”.
I tre sono molto amici, ed hanno il bowling come luogo di ritrovo: nonostante siano impegnati in un torneo, li si vede giocare pochissimo, più che altro si perdono in riflessioni. E lo usano usano come via di fuga dai problemi della vita: quando tutto gli si rivolta contro, Walter se ne esce con “Andiamo al bowling”, come se fosse un luogo sacro in cui sentirsi sicuri.
Troviamo poi un giovane Philip Seymour Hoffmann nelle vesti di Brandt, il ridanciano e apprensivo segretario del Signor Lebowski.
John Turturro interpeta Jesus Quintana, giocatore di bowling, avversario di Drugo, Walter e Donny. Indossa delle tutine tremendamente attillate, è di origini latino americane ed è stato arrestato per pederastia.
L’unica figura femminile del film che spicca è Julianne Moore nei panni di Maude Lebowski, artista, logorroica, figlia della prima moglie del signor Lebowski. Aiuterà Drugo a comprendere le meccaniche della famiglia Lebowski e lo aiuterà nell’identificare i rapitori.
Tara Reid, nonostante interpreti Bunny Lebowski, personaggio che dà il via alla vicenda, si vede recitare in pochissime scene, incluso un film porno dalla trama discutibilissima.
Cameo di Flea, bassista storico dei Red Hot Chili Peppers, come uno dei Nichilisti.
La colonna sonora raccoglie classici degli anni ’70, come “The man in me” di Bob Dylan, “Oye como va” di Santana, e una versione di “Hotel California” suonata dai Gipsy King, usata nella sequenza che introduce Jesus Quintana. Che dire poi della sequenza onirica di Drugo, con sottofondo “Just Dropped In (To See What Condition My Condition Was In)” di Kenny Rogers?
Visto che il gruppo preferito di Drugo sono i Creedence Clearwater Revival, non potevano mancare due loro pezzi, “Run through the Jungle” e “Lookin’ Out My Back Door“.
Buono il doppiaggio, con un’unica grande pecca: il nomignolo di “Drugo”; in originale è “the Dude”, dove “dude” sta per “tizio” indefinito, come dire uno qualunque, da contrapporre all’altisonante e definito “Signor Lebowski”. Traducendolo, perde di significato.
I vestiti di Drugo sono proprio dell’attore Bridges. Se ci fate caso, per la maggiorparte del film invece di normali scarpe, indossa dei sandali da spiaggia in gomma (i “ragnetti” per intenderci).
Donny indossa camicie di altre squadre di bowling, ognuna con nomi di giocatori diversi, ma mai il suo.
Walter invece indossa sempre gli occhiali da sole con le lenti gialle, anche nell’epica consegna del riscatto che avviene di notte.
Altre due scene memorabili sono l’interrogatorio a Larry Sellers e l’elogio funebre: le mie preferite, in entrambe un Goodman magistrale come folle protagonista.
Il succo di questo film lo trovo sintetizzato nella frase che lo Straniero (Sam Elliott) dice a Drugo al bar del bowling: “A volte sei tu che mangi l’orso, a volte è l’orso che mangia te“.
Voto di IMDb: 8,2
Voto di Lisbeth Kelevra: 9
Commenti Recenti