Dark

Categorie: Film, Recensione

Pubblicato il 13-07-2020 alle 11:02

Dark (2017-2020 | Germania/Stati Uniti | 60 minuti)
Louis Hofmann (Jonas Kahnwald), Karoline Eichhorn (Charlotte Doppler), Lisa Vicari (Martha Nielsen), Maja Schöne (Hannah Kahnwald), Stephan Kampwirth (Peter Doppler), Jördis Triebel (Katharine Nielsen), Moritz Jahn (Magnus Nielsen)
Serie creata da Baran bo Odar & Jantje Friese
Genere: Fantascienza | Mistero | Thriller | Crimine | Stranger Things diretto da Christopher Nolan
Stagioni: 1 (10) | 2 (8) | 3 (8)

Su consiglio di Axel Foley mi sono approcciato a “Dark” quasi in punta di piedi, data la mia scarsa propensione ad iniziare serie TV, ma comunque incentivato da una parte dal lockdown e dall’altra da un’accattivante trailer che lasciava ben sperare, soprattutto per chi come me ha un debole per trame intricate, atmosfere tetre ed enigmi. Presto sono stato risucchiato da quest’opera d’arte a puntate, tedesca solo sulla carta eppure ad alto tasso di teatralità, tensione, colpi di scena e continui capovolgimenti: la notte fissavo il soffitto e pensavo al perché di certe scene, mi facevo mille domande, formulavo ipotesi. Tutto questo alla fine mi ha letteralmente spazzato via, svuotandomi di energie ma riempiendomi di emozioni e soddisfazione.

Riassunto delle prime puntate con meno spoiler possibili.
2019. Winden è una cittadina tedesca apparentemente tranquilla che improvvisamente viene sconvolta da terribili circostanze. In giugno, Michael Kahnwald, padre di Jonas (Louis Hofmann) e marito di Hannah (Maja Schöne), si impicca in soffitta lasciando una lettera in una busta con scritto “Non aprire prima del 4 Novembre alle 22.13”, la quale viene occultata fino a quella data dalla madre Ines. Il 4 novembre stesso, dopo la sparizione alcuni giorni prima del giovane Erik, svanisce nel nulla Mikkel (Daan Lennard Liebrenz), il figlio più piccolo dell’ispettore di polizia Ulrich Nielsen (Oliver Masucci): il ragazzo quella notte era nei boschi con i fratelli maggiori Martha (Lisa Vicari) e Magnus (Moritz Jahn), Franziska Doppler (Gina Stiebitz), Jonas, e il fidanzato di Martha Bartosz Tiedemann (Paul Lux): Mikkel scompare quando i ragazzi si spaventano per i grandi improvvisi lampi e gli strani rumori provenienti dalle grotte nel sottobosco, nonché dalla presenza apparente di un estraneo. Tornerà così alla luce una serie di eventi analoghi accaduti 33 anni prima, tra cui la scomparsa del fratello di Ulrich, Mads. Poco dopo, Il capo di polizia Charlotte Doppler (Karoline Eichhorn), madre di Franziska e della piccola sordomuta Elisabeth (Carlotta von Falkenhayn), ritrova sempre nei boschi il corpo irriconoscibile di un ragazzo, che non somiglia però né a Erik né a Mikkel, e vestito in tenuta tipicamente anni ’80. Nelle grotte, viene in seguito trovata una porta che conduce alla vicina centrale nucleare, gestita dall’ambiguo padre di Bartosz, Aleksander (Peter Benedict). Mikkel non è morto, si risveglia appena fuori dalla grotta e corre a casa sua, dove trova un ragazzo di nome Ulrich che gli dice che si trovano nel Novembre 1986.

Cosa faremmo se potessimo tornare indietro nel tempo? Ricadremmo negli stessi errori? Esiste un destino inesorabile o abbiamo la possibilità di cambiarlo? Il principio di causa ed effetto fin dove si può spingere? Tutte queste domande formano il nocciolo che racchiude in sé tutto il meglio che si può desiderare da una serie TV: in definitiva parliamo di emozioni, a profusione, senza soluzione di continuità. Una matassa intricatissima eppur dannatamente eccitante si dipana davanti agli occhi dello spettatore, il quale è costantemente stimolato a seguire gli intrecci e le direzioni dei singoli fili che la compongono sia sul piano temporale che su quello più strettamente relazionale e introspettivo. In un crescendo quasi epico, questa serie si dipana in tre stagioni mozzafiato che si meritano tutte le lodi che hanno ricevuto finora: “Dark” è una meraviglia moderna, senza se e senza ma.

Ma veniamo alla storia signori, di altissimo livello sotto ogni campo e strutturata su di una sceneggiatura fenomenale. Man mano che si prosegue in questa ridda di viaggi nel tempo, personaggi in diverse fasi della loro vita, fra balzi di epoche, misteri irrisolti, restiamo sbalorditi da tanta è la qualità, la solidità, la perfezione. Uno sci-fi talmente maturo e intenso che conquista da subito, ed anche chi non apprezza particolarmente la fantascienza non può non emozionarsi in presenza di cotanto cuore e cervello. La materia oscura, i “wormhole”, loop temporali, apocalissi nucleari, sparizioni, apparizioni, doppelgänger: tematiche (fanta)scientifiche di spessore e non sempre facili, qui però trattate in maniera impeccabile anche perché sostenute da altrettante vicende sociali realistiche e tangibili, rendendo il tutto appassionante dall’inizio alla fine. La prima serie Netflix tedesca di fatto brilla di luce propria, con un bagliore quasi accecante. La trama è così convincente e “coesa” che seppur a volte ci si possa lasciar andare al “pilota automatico” cercando di mettere insieme i pezzi, non si può negare che riguardandolo daccapo tutto torna e si incastra in modo straordinario.

Qua dentro c’è tutto: mistero, fantasia, scienza, tensione, odio, amore, amicizia, tradimenti, affetto, il senso della famiglia e il bisogno di raggiungere i propri obiettivi ad ogni costo. I personaggi (tantissimi, mi raccomando cercate di memorizzarli da subito o prendete appunti come ho fatto io) sono tutti ben caratterizzati; ognuno di noi si può immedesimare in qualcuno degli abitanti di Winden, qui nessuno è innocente e privo di colpe, proprio come noi. A volte anche noi vorremmo poter cambiare il passato, anche solo piccoli gesti o parole diverse, per avere conseguenze meno dolorose o riabbracciare qualcuno che abbiamo perduto; ma se ci riflettiamo, cambierebbero davvero le cose? “Dark” ci dà un messaggio di base quasi lapidario: il destino ci segna tutti, perché vincolato e regolato dal tempo, il vero “dio” da temere e impossibile da sconfiggere.

Formalmente ineccepibile, con una sceneggiatura stupefacente, ricco di citazioni, per niente naif ed anzi colto, raffinato ed estremamente intelligente. Le varie epoche sono ricreate in maniera perfetta e il rischio di confonderle durante lo svolgimento delle puntate è davvero minimo, grazie ad una scenografia sopra le righe. Attori quasi del tutto a noi sconosciuti e quindi difficilmente confrontabili eppure di buon livello generale; degno di menzione Mark Waschke nel ruolo dell’enigmatico e sinistro Noah, uno dei personaggi chiave di tutto il quadro narrativo. Ultima nota ma non per importanza: la colonna sonora è davvero d’impatto, dà un ulteriore contributo a tenere lo spettatore sempre incollato allo schermo (per quanto non ce fosse reale bisogno con una trama di tale livello). Il brano d’apertura di ogni puntata, “Goodbye” di Apparat, è poi uno dei pochi che non ho mai saltato durante la visione della serie, complice anche un pregevole lavoro grafico nei titoli di testa.

Non arrendetevi alle prime puntate. Lo so, a tratti può essere complicato da seguire, soprattutto per via dei numerosi protagonisti e i molteplici cambi di epoca anche nel corso della stessa puntata. E’ per certi versi estremo, questo sì, ma in realtà sapere ciò dovrebbe accendere la vostra curiosità anziché farvi passare oltre: questa serie merita tutta la vostra attenzione. Ogni cosa è al suo posto, nulla è casuale e sta a voi tener lì la testa per apprezzare completamente questo capolavoro, soprattutto quando le cose si complicheranno sempre di più. Un minimo sforzo per una grande soddisfazione, non ve ne pentirete.

C’è chi lo definirà pretenzioso e cervellotico, a ragion veduta sarebbe difficile dissentire del tutto, eppure questa ambiziosa serie colpisce nel segno sotto molteplici punti di vista, dalla più immediata (il dipanarsi di una trama solida, incredibilmente emozionante, per quanto non ricca d’azione, e davvero unica nel suo genere) fino alla più tecnica (come detto in precedenza, sceneggiatura, fotografia e scenografia a livelli altissimi): questa è una serie che ti lascerà qualcosa dentro di indissolubile. Non è solo intrattenimento, “Dark” è anche riflessione, è filosofia, è scienza, è una serie che a mio avviso è già un punto di riferimento, un cult “essenziale”.

“Dark”: lo inizi con grande entusiasmo, lo prosegui con stupore ed ammirazione, lo finisci di nuovo con grande entusiasmo. Come un ciclo, che dura eternamente e non si può evitare. Come la grande arte, che è immortale e impossibile da ignorare.

Il principio è la fine. E la fine è il principio.

Tutto è collegato.

Voto di Eric Draven: 4,5 Tick-Tack su 5

 

Informazioni su Eric Draven

Collaboratore di FinalCiak. Musicista e cantante in numerose band dal rock al metal all'elettronica, ha una passione innata per i film contorti e per quelli dalle tinte dark (come suggerisce il nickname).


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