Little Women (USA, 2019, 134min.)
Regia: Greta Gerwig
Sceneggiatura: Greta Gerwig, basato sui romanzi di Louisa May Alcott
Cast: Saoirse Ronan (Jo March), Emma Watson (Meg March), Florence Pugh (Amy March), Eliza Scanlen (Beth March), Laura Dern (“Marmee”/signora March), Timothée Chalamet (Theodore “Laurie” Laurence), Meryl Streep (zia March), Chris Cooper (signor Laurence), James Norton (John Brooke), Bob Odenkirk (signor March), Jayne Houdyshell (Hannah), Louis Garrel (Friedrich Bhaer)
Genere: drammatico, sentimentale, storico
Per maggiori informazioni sulla trama, sul romanzo e sui precedenti adattamenti per piccolo e grande schermo, trovate tutto QUI nella nostra dettagliatissima scheda multirecensione.
Trama: Verso la fine della guerra di secessione americana le sorelle March devono affrontare problemi economici, sentimentali e sociali. Tra le quattro spicca la figura di Jo, una ragazza ribelle e anticonformista, determinata a trovare la propria libertà e indipendenza scrivendo romanzi, nonostante le rigide imposizioni della società di quel tempo. Il film segue la narrazione della sua vita in quel periodo insieme alla madre, alle sorelle Meg, Beth, Amy e all’amico e vicino di casa Laurie.
Premettendo di non aver visto le versioni cinematografiche precedenti, ho trovato questo film particolarmente ben fatto sia a livello della scelta del cast, sia per quanto riguarda le ambientazioni. Le attrici protagoniste sono state brillanti e capaci di trasmettermi le emozioni delle quattro sorelle dall’inizio alla fine della pellicola, riuscendo a strapparmi qualche lacrimuccia in vari momenti.
L’ho trovato scorrevole, nonostante ci siano punti in cui la narrazione rallenta leggermente non mi sono trovata a sbadigliare sulla poltroncina (e fidatevi succede fin troppo spesso). Unico punto in cui ho storto il naso è una scena in cui si intravede tra le comparse una ragazza di colore ballare in mezzo a giovani bianchi. Siamo sicuri che fosse possibile in quegli anni??? Ne consiglio comunque la visione, soprattutto ad un pubblico più romantico che abbia voglia di commuoversi insieme alla famiglia March.
Sorbetto al Limone
Contrariamente alla mia giovane collega, conosco le Piccole Donne da tutta la vita, e provo un grandissimo affetto per questa storia e i suoi personaggi con i quali sono praticamente cresciuta, dalle serie animate in tenera età, al film della mia adolescenza oltre a quelli vecchi recuperati grazie a tv, videonoleggi e tutte quelle cose che adesso sono state soppiantate da streaming e diavolerie varie. Tralasciando l’apologia di quanto sono vecchia, dicevo che ritrovarmi nuovamente insieme alle sorelle March è stato come incontrare dei vecchi amici e tuffarsi nei ricordi: la storia che si è vissuta è sempre quella, alcuni momenti si ricordano nitidamente e sappiamo che ci faranno provare gioia, tristezza, commozione, rabbia; altri eventi sono un po’ sfocati e magari non sono esattamente la stessa versione per tutti, allora ci si domanda “è veramente così che è andata?”. Perché su alcuni dettagli mi azzardo a dire che forse Greta Gerwig si è presa delle piccole licenze, ma in linea di massima sono dettagli non gravi e la sostanza dell’impatto emozionale è salvo.
Quasi impeccabile il cast. Sia le quattro attrici protagonisti che gli altri sono stati scelti bene per le loro caratteristiche fisiche, ma soprattutto sono a loro agio e calzanti nel ruolo, così come descritto dal romanzo. Saoirse Ronan è proprio quella Jo energica, fantasiosa e un po’ zingaresca, fiera e indipendente, che ama le sue sorelle e fatica un po’ ad accettare lo scorrere del tempo, il passaggio all’età adulta che inevitabilmente le dividerà. Emma Watson è abbastanza in linea con Meg, dolce e comprensiva, amante delle cose belle, ma paziente e col desiderio di avere una famiglia; mi ha fatto molto ridere quando parla con accento inglese (le sorelle giocano al Circolo Pickwick, romanzo di Dickens) poiché lei è davvero inglese e si sente. Molto brava Florece Pugh (anche se forse la candidatura all’Oscar per il ruolo di Amy mi sembra un filino eccessiva), soprattutto perché hanno ripreso la vecchia formula di non cambiare attrice col salto temporale a metà storia e Amy all’inizio ha dodici anni! Beth invece è sempre il personaggio più ostico da intepretare, perché è quello più mite, meno appariscente, che vive un po’ di riflesso alle sorelle, ma che ha comunque un ruolo notevole nella vicenda, e le precedenti intepreti erano state bravissime, così come qui l’australiana Eliza Scanlen, che però non mi lascia lo stesso bel ricordo, forse perché poco conosciuta, non so. Bravissimo Timothée Chalamet, sicuramente l’ho amato più del Laurie di Christian Bale, si vede che lui e la Ronan hanno già recitato insieme (in Lady Bird, sempre di Greta Gerwig) e hanno una grande alchimia.
Su Laura Dern e Meryl Streep posso anche non dire niente, da due attrici del loro calibro si riceve esattemente la perfezione che ci si aspetta; sono stupende e meritano tanti cuori. L’unico che non mi ha convinto per niente è stato Louis Garrel nel ruolo di Friedrich Bhaer. A parte che un francese che fa un tedesco…parliamone. Poi oltre a non piacermi particolarmente lui come attore, il suo personaggio, pur secondario, è stato messo lì un po’ a caso, non si riesce a percepire realmente il suo coinvolgimento nella storia e sul finale accade tutto così frettolosamente che non ho provato molto feeling.
La vera rivoluzione di questa pellicola rispetto al passato è però il montaggio. Mentre in precedenza si seguiva nell’ordine “Piccole donne” e “Piccole donne crescono” (per i dettagli rimando sempre alla scheda QUI ), la Gerwig sceglie di raccontare la storia partendo dalla seconda parte, utilizzando poi i flashback nei ricordi di Jo e delle sorelle, per spiegare i fatti precedenti. Per differenziare meglio le linee temporali si è giocato sulla fotografia, mantenendo una luce più fredda nelle parti del “presente”, mentre quando si torna al passato ci sono più calore, luminosità e colori vivaci, a sottolineare la gioia della fanciullezza. Ad abbracciare il tutto la bellissima colonna sonora di Alexandre Desplat, anche lui candidato all’Oscar.
Sicuramente anch’io consiglio questo film agli amanti del genere, sia ai fans di vecchia data che a chi voglia avvicinarsi alla storia di Louisa May Alcott.
Crisididentità
Premi e riconoscimenti (principali):
- 2020 – Premi Oscar
- Migliori costumi per Jaqueline Durran
- Candidatura per il miglior film
- Candidatura per la miglior attrice protagonista per Saorsie Ronan
- Candidatura per la miglior attrice non protagonista per Florence Pugh
- Candidatura per la miglior sceneggiatura non originale per Greta Gerwig
- Candidatura per la miglior colonna sonora per Alexandre Desplat
- 2020 – Golden Globe
- Candidatura per la miglior attrice in un film drammatico a Saoirse Ronan
- Candidatura per la miglior colonna sonora originale in un film a Alexandre Desplat
- 2020 – Premi BAFTA
- Migliori costumi a Jacqueline Durran
- Candidatura per la migliore attrice protagonista a Saoirse Ronan
- Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Florence Pugh
- Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale a Greta Gerwig
- Candidatura per la migliore colonna sonora a Alexandre Desplat
Voto di Crisididentità: 3 francesi che intepretano un tedesco su 5
Voto di Sorbetto al Limone: 4 metri di tessuto troppo costoso su 5
Voto di Stitch: 4 sorelle March su 5
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