E’ arrivata la prima serie Disney+ ambientata nell’universo di Star Wars. FINALMENTE!
I fondatori di FinalCiak sono grandi fan di Guerre Stellari e l’arrivo a Disney della LucasFilm ha fatto piegare qualche naso in segno di disprezzo; non è una novità che l’ultima trilogia ha alti (pochi) e bassi (molti). Questo nuovo prodotto però, anche se con molto fan service e ovvio product placement, è piaciuto. Farò del mio meglio per analizzare la serie.

Quando un uomo con il blaster incontra un Mandaloriano con un lanciafiamme, l’uomo con il blaster è un uomo morto.
L’atto iniziale.
La prima puntata ci mostra tutto. Ci abbraccia con una ritrovata galassia lontana lontana sporca e grezza, piena di creature aliene e robot. Il protagonista è una Mandaloriano (come Boba Fett) impegnato in una missione da cacciatore di taglie. La regia di Dave Filoni mi è piaciuta molto, la sceneggiatura è essenziale ma perfetta. Abbiamo ovvi rimandi ai film western, un protagonista taciturno (l’attore Pedro Pascal) e, lo sapete per forza, Baby-Yoda. Il fulcro della serie è tutto qua.
Nelle puntate successive scopriamo altre informazioni e personaggi interessanti, che andranno a sommarsi a fine stagione.
Lo svolgimento.
La parte centrale della serie assomiglia ad un videogioco. Abbiamo le missioni secondarie, la crescita dei comprimari e addirittura il crafting (nota per i non gamer: lavorazione di materiali per creare oggetti, tipo armi e armature)! La narrazione orizzontale, quella che si estende per tutta la serie, rallenta, e anche Mando ci sembra meno sicuro del suo stesso passo. Le scene di azione calano e sono meno curate, ma non per questo meno brillanti. Abbiamo anche un nostalgico ritorno ad un pianeta che conosciamo fin troppo bene.
[SPOILER!]
Il finale.
Le ultime due puntate sono quelle che ti inchiodano gli occhi allo schermo. Vediamo il villain interpretato da Giancarlo Esposito, il Moff Gideon, e con un colpo di regia e di sceneggiatura da rispettare, tutte le briciole sparse per la serie vanno al loro posto. Uno stupendo colpo di scena finale ci lega alle serie animate Clone Wars e Rebels.
[FINE SPOILER]
Le mie considerazioni.
Non posso dire nulla che non sia già stato detto da qualche migliaio di altri siti o da altri fan. I due protagonisti, Mando e Baby-Yoda, sono già delle icone; i due hanno un contrasto ed una intesa tale da farli diventare dei miti già dopo la seconda puntata. Ho adorato l’essenzialità della sceneggiatura e della regia, dialoghi striminziti e che vanno direttamente al punto, inquadrature eccezionali e che ti fanno godere il meraviglioso universo che fu di George Lucas. Dave Filoni e Jon Favreau hanno fatto un lavoro impressionante e, se mantengono il ritmo, aiuteranno Disney+ a crescere.
Snake Plissken

Quando hai due amici fan di Star Wars e tu stai producendo una serie sui mandaloriani…
Impressioni di Doc Brown: [POTREBBE CONTENERE SPOILER]
Aspettato dai fan da tanto, troppo tempo, The Mandalorian è finalmente arrivato anche da noi in Italia, dopo aver fatto faville in USA e negli altri paesi con l’arrivo di Disney+. Questa serie è il terzo tentativo di LucasFilm, dopo il tanto amato film Rogue One e la serie animata Rebels, di mandare avanti la baracca allontanandosi dalla famiglia Skywalker e dai personaggi dalla trilogia classica, introducendo un universo espanso cinematografico dove vengono narrate le avventure di nuovi personaggi in continuità con i film. Personalmente credo che sia la via giusta da seguire, vista l’alta qualità delle trame finora prodotte, e The Mandalorian si propone proprio come prodotto di punta di questa nuova serie di avventure.
The Mandalorian sfoggia tutta la potenza creativa che Disney può reclutare, con molti big a lavorare alla serie proposta da Jon Favreau, sia tra i registi che tra le guest star e protagonisti. Pedro Pascal, famoso per la sua morte truculenta in Game of Thrones nei panni di Oberyn Martell, qui dà prova di essere un futuristico guerriero solitario e taciturno, che strizza l’occhio ai pistoleri interpretati da Clint Eastwood nella Trilogia del Dollaro, attorniato da altri attoroni quali Carl “Apollo Creed” Weathers, Nick Nolte e Gina Carano. Particolarmente amato dai più piccoli e da Crisididentità, il nuovo personaggio introdotto già alla fine del primo episodio, l’adorabile ‘Baby Yoda’ (anche se di Yoda non si tratta, badate bene), il vero tocco geniale di Favreau per convincere ancora di più la Disney a produrre questa serie, vecchio volpone. Anche l’alieno interpretato da Nick Nolte, l’eremita Kuiil, ha suscitato tra i fan molta epicità, specialmente con il suo modo di parlare, il suo caratteristico suffisso ‘così ho parlato’ alla fine di ogni sua affermazione, che è già un modo di dire abusato dai fan sotto ai video del Mandaloriano su Youtube. Che dire dei registi? Ben 5 tra i più famosi più una insospettabile: Dave Filoni, Deborah Chow, Ruck Famuyiwa, Taika Waititi (che ormai lo trovate anche in regalo con le patatine, è anche la voce di un droide in diversi episodi) e… Bryce Dallas Howard ovvero la figlia di quell’altro (Ron) che è il padre.

“…E adesso dì il mio nome!” “Sei Moff Gideon!” “Hai maledettamente ragione”
In questa serie, purtroppo corta (il suo principale difetto), abbiamo finalmente ciò che un vero fan di Star Wars desiderava: una caratterizzazione ufficiale e ben curata dei mandaloriani, una razza misteriosa di guerrieri che Lucas ha introdotto nella trilogia classica (e prequel) con i personaggi di Boba Fett e Jango Fett, stra amati da molti fan pur essendo Boba in effetti un personaggio di contorno, che dice tre frasi in tutta la trilogia e ha una importanza relativa nella trama (giusto portar Han da Jabbone ciccione), ma con una carisma immenso che solo Lucas può dare ai suoi personaggi, specialmente ai cattivi. L’alone di mistero sulla razza di Boba Fett e dei mandaloriani è accresciuta tanto che nell’universo espanso non ufficile Boba Fett non è morto in quel modo stupido che abbiamo visto ne Il Ritorno dello Jedi, ma è stato protagonista di moltissime storie a fumetti e di romanzi. Amato a tal punto che alcuni fan cercarono tramite petizioni e lettere di far resuscitare il personaggio. Ovviamente George Lucas mica perde tempo ad accontentare i suoi follower. E così finalmente, anche se Boba rimarrà a farsi digerire per qualche migliaio di anni nell’intestino del Sarlacc, i mandaloriani si sono finalmente fatti vedere in carne ed ossa (e non solo in digitale, come in Rebels e The Clone Wars). Jon Favreau li ha descritti come dei guerrieri solitari, dei mercenari che basano la loro vita sul loro codice d’onore e sulle loro regole tribali per sopravvivere, una sorte di ronin mascherati e corazzati divisi sul loro pianeta da famiglie e debitamente sterminati dagli imperiali tra Episodio II e IV perché considerati troppo pericolosi per l’impero (in alcuni romanzi si narra che millenni prima avessero condotto una guerra contro i Jedi). Elementi inediti come la loro armatura fatta con il metallo prezioso Beskar, in grado di deflettere la maggior parte dei colpi (e preziosa come i lingotti d’oro in questo periodo di crisi post-impero), il loro codice che seguono a costo della vita (e che vieta loro di togliere il casco davanti ad altri esseri viventi), le loro armi spaventose anche per un imperiale, sono elementi che fanno andare in brodo di Bantha il fan storico, così come lo spettatore ignaro dell’universo di Lucas. Non si potranno non notate molti rimandi anche ai nuovi film di Star Wars e alle serie animate, passando anche dai videogiochi, e tra questi ho notato bestie come il Loth-Gatti visti in Rebels, alcune navi storiche come lo Z-95 Headhunter (precursore degli Ala-X e usato dai contrabbandieri e cacciatori di taglie) ed ambientazioni già viste come Mos Eisley e, finalmente per la prima volta, una nave della Nuova Repubblica con un ufficiale di guardia in divisa con casco ad uovo.
L’atmosfera che permea la serie, nonostante sia chiaro che siamo all’interno dell’universo di Star Wars e precisamente qualche anno dopo gli eventi de Il Ritorno degli Jedi, è quella dello spaghetti western. Specialmente nei primi tre episodi ci sono classici elementi alla Sergio Leone, come appunto il pistolero solitario e taciturno, i bar saloon pieni di tagliagole, gli assalti al treno e la colonna sonora curata dallo svedese Ludwig Göransson, che amalgama lo stile di Star Wars di Williams con il western di Morricone. Da brividi! Questo mix tra western e fantascienza è perfetta per Star Wars: una maggiore drammaticità, nonostante sia in effetti un prodotto Disney, che è stata anche il punto di forza di Rogue One e colpisce in pieno, così come il periodo storico della crisi post-impero si addice molto al genere. In altri episodi però ci sono anche piacevoli variazioni di genere, come nell’episodio ‘Santuario’ che è una specie di rifacimento della storia de I Magnifici 7 (o I 7 Samurai se preferite) o nell’episodio ‘Prigioniero’ che è di fatto un heist-movie.

Mai mettere un bel pomello luccicante sulla leva della velocità smodata
C’è ben poco di cui lamentarsi in questa serie, ma visto che sono pignolo e nulla al mondo è perfetto tranne le tigelle al mascarpone e nutella, devo elencare un paio di cose: anzitutto la disneytà…disneytudine… si fa sentire (e per forza direte voi, è Disney), ma è mascherata molto bene ed è limitata in un mini Yoda che c’è, è amato da tutti ma che non stona perché ci fa scoprire un Mando che non ci aspetteremmo di vedere e apre ad un rapporto padre-figlio che funziona molto bene pur essendo davvero strano da vedere tra questi due personaggi improbabili. L’altra è la lunghezza di questa stagione, solo 8 episodi di cui meno della metà che seguono la trama principale. Le puntate riempitive sono davvero ottime e aggiungono tantissimo ai personaggi, all’universo e quant’altro, ma così facendo nelle ultime due puntate secondo me si è andati troppo veloci nel chiudere e chi ne ha pagato il prezzo più alto è il personaggio di Giancarlo Esposito, un’ottima interpretazione non supportata dal giusto tempo per descrivere meglio il personaggio, ma tant’è, hanno già confermato la stagione 2 quindi…
Voto di Snake Plissken: 5 “This is the way” su 5
Voto di Doc Brown: 4 “Hey Mando” su 5
Voto di Crisididentità: 4 Pomelli del cambio su 5
Voto di Axel Foley: 4 Robot cacciatori di Taglie girevoli su 5
Voto di Sorbetto al limone: 4 su 5. “I have spoken.”
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