Men In Black: International (2019 | USA | 114 minuti)
Chris Hemsworth (Agente H), Tessa Thompson (Agente M), Rebecca Ferguson (Riza), Rafe Spall (Agenet C), Emma Thompson (Agente O), Liam Neeson (Agente High T)
Sceneggiatura: Matt Holloway & Art Marcum.
Tratto dai fumetti della Malibu di Lowell Cunningham
Regia: F. Gary Gray
Genere: Fantascienza | Azione | Commedia | Non c’era bisogno di un altro film del franchise | Il primo è sempre il migliore
Brooklyn, 1996. Molly Wright vede i suoi genitori essere neuralizzati da dei Men in Black mentre aiuta un alieno in fuga, riesce a evitare la cancellazione della memoria perché i genitori erano convinti che la piccola stesse dormendo. Questa cosa la condizionerà a tal punto che la ragazza crescerà con il solo obiettivo di entrare in quella misteriosa agenzia di cui nessuno conosce l’esistenza. Grazie alla sua tenacia e alle sue brillanti capacità riuscirà a rintracciare uno sbarco alieno, verrà arrestata dai MIB e riuscirà a fare colpo sul loro capo, l’agente O. Molly ora è diventata l’agente M.
Il suo primo incarico la vede in trasferta nella sede di Londra, guidata dall’agente High T, il quale insieme all’agente H tre anni prima aveva salvato la Terra dalla minaccia degli alieni Hive, una razza capace di infettare gli ospiti e fondersi con il loro DNA.
Pare che questi alieni abbiano fatto ritorno sulla Terra e che continuino a macellare vittime, ma questo non è l’unico problema perché vi è anche il sospetto di una talpa all’interno dell’organizzazione.
Quarto capitolo del franchise che ha visto il suo inizio nell’ormai lontano 1997, primo film senza l’agente J e l’agente K e fatemelo dire da subito, quanto mi sono mancati in questa pellicola. Chris Hemsworth interpreta un agente dei MIB poco credibile, dopo essere arrivato all’obesità col formaggio fuso nelle vene di Thor e dopo un segretario delle Ghostbusters che non era neanche normale, lo vediamo nel ruolo un altro personaggio cazzone. Sempre dal cast di Thor abbiamo poi Tessa Thompson, il suo personaggio non è lineare, prima brillante, poi superficiale, non si capisce. Non mi è piaciuto per niente come sono stati scritti i protagonisti. La talpa all’interno dell’organizzazione poi si capisce praticamente da subito.
Alcuni momenti fanno pensare veramente all’universo di Men in Black (meno male), dove gli alieni si mimetizzano perfettamente nascondendosi sempre in posti che non ti aspetti, qualche risata la strappa, soprattutto grazie al piccolo alieno Pawnie che si dimostra essere veramente simpatico in alcuni momenti; però in diversi punti i dialoghi risultano essere un po’ esagerati, sembra che si voglia cercare per forza la comicità e invece a mio avviso si esce dal contesto.
Giunti a questo punto tiriamo le somme:
– Men In Black (1997), il migliore, bellissimo, un cult;
– Men in Black II (2002), inferiore al primo, un po’ infantile;
– Men In Black 3 (2012), si risolleva un po’ dal secondo, casini temporali, rimane comunque un significato profondo e molto commovente nel finale;
– Men In Black: International (2019), il peggiore fino ad ora;
– Men In Black – La serie animata (1997-2001), narra le vicende degli agenti K e J, in ogni puntata un caso diverso, in italiano con gli stessi doppiatori del film, da vedere assolutamente se non fosse che risulta irreperibile.
Voto di Axel Foley: 2 Hive su 5
Voto di Snake Plissken: 2 Nuovi Agenti che mi fanno rimpiangere quelli vecchi su 5
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