First Man – Il Primo Uomo

Categorie: Film, Recensione

Pubblicato il 07-11-2018 alle 17:04

First Man (USA | 2018 | 141 min)
Regia: Damien Chazelle
Sceneggiatura: Josh Singer, basato sul romanzo di James R. Hansen
Cast: Ryan “Young Armstrong” Gosling (Neil Armstrong), Claire “Sua Maestà” Foy (Janet Shearon Armstrong), Jason “Connor dei poveri” Clarke (Edward Higgins White), Kyle “Ultime da cielo” Chandler (Deke Slayton), Corey “Buzz Lightaldrin” Stoll  (Buzz Aldrin)
Genere: Biografico | Storico | Drammatico

Trama (CONTIENE SPOILER E ALTRE COSUCCE POCO GRADITE AI COMPLOTTISTI LUNARI, CREAZIONISTI E A CHI CREDE CHE LA TERRA SIA PIATTA): Il film segue la vita di Neil Armstrong dal 1961, quando collaudava aerei a reazione X-15 e affrontava la malattia della figlia Karen, percorrendo poi gli anni del programma spaziale Gemini dal 1965 al 1966 (Gemini 8) ovvero quando gli americani riuscirono ad effettuare l’aggancio tra due astronavi in orbita terrestre (passo fondamentale per procedere con un tentativo di allunaggio), per arrivare agli anni del programma spaziale Apollo dal 1967 (Apollo I) fino al 1969 con l’allunaggio del modulo lunare LEM dell’Apollo 11.

No ragazzi, non provateci. Solo io e Steven Seagal possiamo fare Lo Sguardo.

Impressioni: Un film che percorre il filone storico-biografico-scientifico, alla Apollo 13 pe’ capisse, ma che pone molta più enfasi sulla vita di Neil. Il programma spaziale americano è stato un progetto che ha bruciato tantissimi fondi dei contribuenti in un momento delicato della storia statunitense, mentre affrontava la contestata guerra in Vietnam, l’omicidio Kennedy e le rivolte delle minoranze razziali; inoltre era partito più tardi di quello russo che già aveva raggiunto incredibili traguardi storici e scientifici pur non avendo a disposizione geni della fisica dei razzi quali Von Braun e molto più indietro sia nella pratica che nelle teoria. Diventata più una gara che una voglia di esplorazione e ricerca, il programma spaziale ha avuto sconfitte, incidenti e perdite umane, molte delle quali hanno toccato i colleghi e le famiglie di questi neo esploratori spaziali. Questa è la loro storia, dei sacrifici, delle perdite, della voglia di spingersi oltre perché la scomparsa dei compagni non fosse vana, delle famiglie in perenne apprensione, ma anche dei traguardi che una volta raggiunti lasciano a bocca aperta per la maestosità della loro bellezza e per l’incredulità del loro raggiungimento. Siamo stati sulla Luna, non è stato per niente facile e ancora oggi sarebbe un’impresa mastodontica riuscire a ripeterla. Questo film è un elogio e un memento per quelle persone che hanno permesso tutto ciò.

Oh no… non ditemi che questo è il Pianeta delle Scimmie!

Cercando di ricreare l’atmosfera tecnologica e storica degli anni ’60, il film è stato girato in tre formati: 16 mm. (per le parti sulle astronavi), classico formato 35 mm. e 70 mm. IMAX per la sequenza lunare (OPS, SPOILER…). Il green screen non è stato usato, al suo posto solo schermi LCD disposti a una certa distanza dalle finestre delle astronavi con movimenti sincronizzati con gli scossoni per ricreare un effetto più realistico e per coinvolgere lo spettatore. Che dire, missione compiuta. In ogni sequenza spaziale ci si sente costretti in un sarcofago di metallo e strumentazione analogica artigianale, mentre il Saturno V, il più grande razzo mai costruito dall’uomo alto 110 m. e largo 10 m., ti spinge verso il cielo con una forza di 34.000 kN. Di grandissimo impatto, più che gli effetti visivi, sono quelli sonori; sono loro che più coinvolgono e creano ansia e paura. Non sarei sorpreso di vedere il film gareggiare per il premio Academy per gli effetti visivi e sonori.

Hey Gringo, ora ti mostro come si prende al lazo il bestiame sulla Luna.

Conclusioni: Un film che ogni appassionato del programma spaziale deve vedere, anche se si pone molta più enfasi sulle persone che sulla scienza. Claustrofobico e coinvolgente, più ansiogeno di “Apollo 13” e un po’ più lento di “Interstellar” dà grandi emozioni specialmente alla fine, quando Neil mette il suo piedone sul suolo lunare e Buzz la prima pisciatina.

Doc Brown

Anche stasera la solita minestrina…

Squadra che vince non si cambia: Damien Chazelle e la sua banda tornano infatti al cinema dopo il grande successo di “La La Land” di due anni fa (6 statuette su 14 nomination) e di “Whiplash” nel 2015 (3 statuette su 5 nomination).  Gli effetti sonori la fanno da padroni nelle scene di volo; la musica, del solito Justin Hurwitz, non è invadente ma è un sottofondo incalzante che accompagna le emozioni forti e strazianti; il montaggio di  Tom Cross, anche lui per la terza volta al fianco di Chazelle (qui solo regista e non sceneggiatore), è perfetto.
Come già detto questo “First man” è un film sulle grandi imprese, ma al tempo stesso è il ritratto estremamente intimo di un uomo e del suo dolore privato, che resta inevitabilmente parte di lui per tutta la vita, senza fargli però perdere la voglia di andare avanti, di riuscire e di cercare di non rendere vani i sacrifici di chi ha costruito tutti i tasselli che glielo hanno permesso.

Crisididentita

Voto di IMDb: 7.7
Voto di Doc Brown: 3 rimbalzi atmosferici su 5
Voto di Crisididentita: 3,5 sento forte odore di Oscar (ma datemi una Xamamina) su 5
Voto di Snake Plissken: 3 Interessante, ma Gosling mi fa fare tanta aria su 5

 

Informazioni su Doc Brown

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