Regia: Juliane Biasi Hendel (Italia, 2016, 59min)
Genere: documentario | sociale
Il film ha come protagoniste due ragazzine non vedenti di nome Giorgia e Giona (la prima non vedente dalla nascita, la seconda lo è diventata) di circa 13/14 anni e con sogni più o meno realizzabili nel cassetto. Si incontrano a Riva del Garda e stringono un’amicizia che le porterà ad esplorare insieme (o quantomeno a provarci) il posto in cui vivono. Il progetto, che segue tutta la durata del film, è semplice: uscire di casa e andare in gelateria. Cimentandosi con ammirevole caparbietà, imparano a fare i conti con se stesse, con le loro forze e le loro fobie (la paura di essere investite per strada, o di inciampare banalmente nel gradino del marciapiede) per acquistare il coraggio necessario ed affrontare il mondo là fuori. Letteralmente e non.
“Perché lo sai no, avere fiducia in se stessi è uno dei percorsi più lunghi della vita”.
La pellicola si proponeva peraltro, per la sua capacità sonora, di poter essere fruita anche senza essere vista, tanto è vero che all’emissione del biglietto veniva regalata una mascherina per vedere (o non vedere) cosa si prova a seguire un film senza il senso predominante. Personalmente, e lo dico con tutta franchezza, il film merita di essere visto (in senso pieno) perché ritengo che per chi è vedente sia difficile calarsi in un contesto così peculiare (il non vedente per una sera) e riuscire a godere del film. Apprezzare qualcosa senza vederla richiede enorme impegno, poiché il cervello verrà continuamente tempestato di impulsi (come sono le protagoniste, com’è il posto in cui vivono, ecc.) che alla lunga potrebbero distrarre, sortendo un effetto controproducente.
Anche perché la fotografia non è niente male. Dialoghi asciutti, ma veri.
Da vedere. O sentire, che si voglia.
Voto di Marla Singer: 7,5
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